GRUZOFA

poesie pagane

Ai Piedi Dei Palazzi

Io capisco L'irrimediabilità dei fatti E piango e sputo veleno

Contorcendomi Tra cemento e sudore Ai piedi dei palazzi.

Pierrot

Luna, Almeno tu, Sei sincera ?

Luna, Dimmi che sei sincera !

Spira La Luna!

Spira la luna Pungente bottone Del cielo-cuscino Sulla civiltà

Tinta di carbone, Pare urlare: “Fuggite Dalle comodità!

Liberatemi Dal capezzale, Dormite Sull'erba!

Perdetevi Nei labirinti Dei boschi In solitaria!

Fidatevi Solo del vento, Delle sue promesse Di sorgiva!

Io, balia, Veglierò I vostri passi Con lieta insonnia”.

Piromania

Mi ritrovo a consolare il bosco:

Noi due, vittime di piromania.

Sul Ciglio Di Casa

Per anni ho atteso Sul ciglio di Casa Prima che Tu vi entrassi,

Adesso che la abiti Bisogna partire.

Ah, un amore Si può consumare Senza incontrarsi?

Piombo

Piombo Dipingo Afasiche Menti

Culla Natale Fluidi Materni

Apnea Tensione

Apnea Tensione

Rullo Timone Galoppamenti

Ruggito Animale Digrignare Denti

Custode Di scrigno Di rose Piangenti

Serio Giocare Adulti Tormenti

Danza D'amore Prati Opulenti

Poesia

Ti cerco Per dare un nome alla mia poesia.

Verdi Colombe

Nel punto più alto della bianca Medina la giovinezza riluce,

lenta chitarra innamorata del ritmo di un'architettura

che dal monte diffonde un tiepido incanto di nomadiche forme.

E già l'odore di melograno si mesce nell'aria

cristallina alle verdi colombe dei tronchi d'oliva.

Canto Gitano

Sotto le stesse lune, non pianti ma languide premure, sguardi che paiono carezze e parole d'affetto, di compassione.

Le pene che bollono nel petto leste scorrono dalle correnti del Genil ai mari del Sud, tropicali.

L'anima s'innalza al cospetto d'antichi palazzi Saraceni, sino a brulle alture, Innevate, dove l'aria è etere:

Tutte le guerre? dimenticate.

Due Settimane

Ancora qua, col petto stralciato, al semi-riparo di una scrivania che è opre e consolazione, e il cuore eiaculante un dolore universale, che in diverse forme rinfocola l'amante attuale.

Questa poesia è episteme generazionale e fa sì non mi stanchi la mia vita imperfetta, devastata da un io frammentato, la comunità compartita, la terra al rogo e confinata dai ferri de l'armi e il filo spinato.

Dovessi restare in questa cella di pixel e prodotti pulenti, dovessi esser spedito al confino o in un'infame trincea, non disporre d'inchiostro, non registrarne la bruttezza arrecherebbe al mio cuore maggiore angoscia che il fango, la sete e il proiettile nel fianco.

Tanto m'ammazza questo calice bianco, la cicca, il giorno che avanza, quanto lo zelo con cui mi riveli che tra noi non c'è più carezza.